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      Un notevole vantaggio avevano ottenuto i francesi, fin dal principio; il generale Oudinot aveva ordinato alla brigata Molière di occupare la Villa Panfili, il battaglione universitario sostenne valorosamente i primi assalti, ma scarso di numero, in confronto degli assalitori, dopo di avere contrastata la preziosa posizione dovette abbandonarla, ritraendosi al riparo dietro il Casino de' Quattro-Venti.
      Ma da quella parte, attento a tutte le fasi del combattimento, stava vigile Garibaldi e il trionfo dei francesi non doveva essere di lunga durata. Infatti il generale, scorto il pericolo, chiamò a sè la legione italiana e la lanciò a baionetta contro il nemico. Questi non temette l'attacco, e da quell'istante intorno a Villa Corsini, per le aiuole e i prati del parco Pamfili, dietro ogni muro e ogni siepe, s'impegnò una lotta corpo a corpo, petto a petto, palmo a palmo, a vita ed a morte.
      A favore dei francesi erano il vantaggio delle armi, la bontà della posizione che li proteggeva, l'abitudine alla disciplina, l'esperienza del combattere; per gl'italiani era presidio la coscienza della giusta causa, la religione della patria, la fede nella baionetta e il comando di Garibaldi.
      Ormai troppo già durava il contrasto: e Garibaldi sentì venuta l'ora del colpo decisivo.
      Con l'aiuto di mezza brigata Galletti, riunite tutte le forze che aveva sotto mano si rovescia per la Valle sul fianco destro francese, lo rompe, lo sfonda ed incalza con la baionetta alle reni e costringe in brev'ora tutto l'esercito assalitore, già ributtato dal fronte su tutta la linea, a battere in precipitosa ritirata.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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