La giornata del 30 aprile sarà ricordata dalla storia come una delle più belle pagine militari dell'indipendenza italiana.
Più di trecento morti, cinquecentotrenta feriti, duecentosessanta prigionieri dovuti all'eroismo di Nino Bixio, fecero pagar cara alla Francia l'insana aggressione e dimostrarono al mondo che gl'italiani si battono.
In confronto le perdite degli italiani furono lievi; sessantadue morti, un centinaio di feriti; un solo prigioniero - Ugo Bassi.
Onore ai prodi rapiti troppo presto ai futuri cimenti della patria.
Il battaglione universitario comandato dal Maggiore Andreucci si distinse assai nella gloriosa giornata. "Avanti ragazzi" tuonava Garibaldi - "avanti alla baionetta" e i ragazzi, da veterani si lanciavano impavidi contro gli agguerriti soldati della Francia combattendo da eroi.
Fra tutti primeggiò Nino Bixio che con audacia da leone, come già fu detto, fece prigioniero con pochi uomini un battaglione del 20° reggimento di linea col Maggiore che lo comandava.
Il primo merito della gloriosa giornata spetta al generale Garibaldi. Fu unanime il sentimento di tutta Roma nella sera stessa del combattimento; e la storia lo conferma col suo ponderato giudizio. Egli rimase ferito nel più caldo della mischia e non ne fece mostra; solo alla sera il dottore Ripari, il carissimo amico suo, volle a forza curarlo.
Fatto caratteristico del combattimento fu questo, che, nelle lievi perdite subite dai nostri, chi più ne sofferse furono gli ufficiali, sempre i primi ad esporsi al fuoco nemico; così, oltre a Garibaldi, furono feriti il maggiore Marochetti, il tenente Ghiglione, il tenente Teglio, i sottotenenti dall'Ovo e Rota, e feriti a morte il maggiore Montaldi, il maggiore Scianda, i tenenti Grassi e Righi e il sottotenente Tresoldi.
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