A tale annunzio Garibaldi montò a cavallo, e mandò avviso al generale in capo, dell'allarme dato delle mosse nemiche, come della sua partenza per trovarsi coll'avanguardia sul luogo dell'attacco, se attacco ci fosse stato, affinchè avesse provveduto mandando pronti rinforzi. A spron battuto raggiunse l'avanguardia, e raccolti dal Marocchetti gli ultimi rapporti, cavalcò ancora innanzi per cercare, come fu sempre suo costume, un posto elevato d'onde scoprire le posizioni e le mosse del nemico.
Giunto alle Colonnelle sull'altura della vigna Rinaldi, smontò da cavallo; coperto dai canneti e dalle macchie della Vigna, s'inoltrò fino ad una sporgenza d'onde l'occhio poteva correre fin sotto le mura di Velletri; e vide abbastanza chiaro che i borbonici si preparavano ad un'azione imminente.
Garibaldi senza perdita di tempo spiegò a destra e a sinistra della strada, che correva tutta incassata fra poggi e vigneti, la legione italiana e alcune compagnie del terzo di linea; e montato sul tetto d'una casa nella vigna Spalletti si rimise a spiare le mosse nemiche.
I borbonici avanzavano su tre colonne; un battaglione di cacciatori pei vigneti a destra e a sinistra; uno squadrone di cavalleria appoggiato da un corpo di fanteria e da artiglieria, al centro della strada. Garibaldi sceso dal suo osservatorio non fece un passo per muovere loro contro; ma li aspettò di piè fermo. Trascorsi pochi minuti lo scoppiettio presso la salita di Villafredda avvertiva che i nostri erano stati scoperti e che il primo scontro era avvenuto.
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