Il furioso accanimento per conservarne il possesso dimostra quanto grande importanza si dava dalle due parti a quella dominante posizione; e tanto più non si arriva a capire perchè nè il Triumvirato, nè il generale in capo dell'esercito l'abbiano trascurata! Ed ora Roma ne pagava il fio.
Garibaldi sempre così vigile, mai pensando che da parte dei Francesi si potesse temere un tradimento, dormiva nel suo modesto letto in Via delle Carrozze n. 59 quando il fragore del cannone che, aveva scossa tutta la città, lo destò. In un baleno fu in sella; si trasse dietro la Legione Italiana, acquartierata nel vicino convento di S. Silvestro; lasciò l'ordine che le rimanenti truppe lo seguissero; partì al galoppo. Arrivato alla Porta di San Pancrazio, misurò con un'occhiata tutta l'estensione del pericolo; distribuì le truppe man mano che arrivavano tra i bastioni, la Porta e il Vascello, e lanciò i Legionari alla conquista di Villa Corsini.
La Legione, comandata dal Sacchi, preceduta dal Masina accompagnata dal Bixio, non indugiò, traversò sotto una grandinata di palle, il terreno scoperto, seminandolo dei suoi migliori, e arrivò fin sotto la Villa; ma colà, fulminati di fronte e dai lati, dalle finestre, dalle siepi, dalle muraglie da migliaia di nemici appostati al coperto, furono costretti a desistere e ordinatamente a ritirarsi al Vascello, che da quel momento divenne l'antemurale estremo e più tenace dei difensori di Roma.
L'attacco replicato del Casino dei Quattro Venti, fu micidiale per i nostri; feriti a morte il bravo Masina, Pier Antonio Zamboni portabandiera dei lancieri e Pietro Scalcerle aiutante dei lancieri stessi.
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