Non entrò in Orvieto ma s'accampò su di una buona posizione a cavaliere della strada di Ficulle. Gli Orvietani mandarono a Garibaldi invito di entrare in città, e lo fornirono del pane mandato ad ordinare dai Francesi. Ma Egli non s'indugiò; nel pomeriggio del 15 levò il campo e mosse verso Ficulle, vi arrivò a sera quando già i Francesi gli erano alle calcagne; gli Austriaci gli muovevano incontro da Perugia.
Partì la mattina del 16; abbandonò dopo poche miglia di cammino la strada maestra, e si buttò a Sole dove riposò per poche ore; e la notte, per sentieri impervii e monti disabitati, sotto una pioggia dirottissima, in mezzo a tenebre fitte, guadagnò il confine Toscano e giunse alla mattina a Cetona accolto festosamente dalla popolazione. Fu quella la prima volta che la brigata, dacchè era uscito da Roma, dormì acquartierata.
Liberatosi dai Francesi gli restavano sempre di fronte gli Austriaci, che scendevano da Perugia, ed i Toscani, che tenevano presidii tra Santeano e Chiusi, i quali potevano impacciare se non arrestare i suoi movimenti e molestarlo.
Ma l'eroe non se ne sgomentava. Fortificatosi a Cetona, circondati i suoi fianchi d'imboscate, coperte le spalle da forze sufficienti, mandò celeremente(30) una grossa squadriglia a battere la strada Sarteano e Chiusi, e quando gli riportarono di avere snidati e messi in fuga i presidii Toscani, ripigliò la marcia; dormì il 17 a Sarteano; entrò(31) il 18 a Montepulciano, dove tutta la popolazione fece a gara nell'usargli gentilezze e nel colmarlo di cortesie e d'offerte.
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