Ma egli comandava a timidi pescatori; questi alle prima minaccie delle scialuppe nemiche che venivano loro incontro, si scompigliarono senza saper più manovrare: sicchè otto bragozzi caddero prigionieri degli austriaci ed a Garibaldi non restò che gettarsi sulla costa di Magnavacca, che per miracolo potè afferrare.
Ma la terra non era più sicura del mare; squadre di gendarmi lo cercavano per ogni verso.
Prima necessità fu quella di separarsi per potersi meglio nascondere ai nemici. Ugo Bassi e il Capitano Livraghi presero per una via, Ciceruacchio e i suoi figli per un'altra(33); e Garibaldi restò solo con Anita e il Capitano Leggiero. Ma la povera Anita era in fin di vita, di lei non viveva più lo che lo spirito, il corpo era consunto dagli stenti sofferti. Unico mezzo di salute era quello di lasciare all'istante quella spiaggia; Garibaldi, senza pensare ad altro, prese sulle braccia la sua Anita e scortato da Leggiero, e guidato da un contadino che la fortuna gli aveva condotto dinanzi, col caro peso traversò la macchia e arrivò ad una deserta capanna, dove trovò un nascondiglio, e fu per Anita un po' di riposo un giaciglio di frasche.
Era là da qualche tempo quando Garibaldi si vide davanti all'uscio della capanna un giovanotto in veste signorili che lo salutava rispettosamente. Era Gioacchino Bonnet di Comacchio, di famiglia di patrioti il cui nome va ricordato dagli Italiani. Fu lui che salvò Garibaldi, facendogli traversare le valli di Comacchio, travestito de' suoi abiti, in una sua barca, nella quale aveva preparato anche un giaciglio per l'Anita; fu per mezzo suo, e dei suoi fidi guardiani, che potè arrivare nella fattoria Guiccioli presso Sant'Alberto.
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