Ancona ricordi quel prodissimo suo cittadino che tanto l'onora
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VostroG. Garibaldi
Per la morte del padre, Augusto Elia all'età di venti anni rimaneva unico sostegno della povera madre e delle quattro sorelle, tutte di tenera età.
Un fatto avvenuto in Ancona nell'inverno del 1849 lo obblig̣ di lasciare la patria e la famiglia e di darsi a volontario esilio.
In tarda ora di una notte oscura e piovosa una povera donna scendeva la via del porto con un orcio pieno d'acqua attinta alla pubblica fonte di piazza grande. Quando fu in vicinanza del vicolo della Cisterna, la poveretta veniva brutalmente assalita da quattro croati, i quali, toltole l'orcio, volevano trascinarla nel vicolo oscuro per violentarla. Mentre la povera donna resisteva e gridava sopraggiunse un giovane, il quale, sguainata in men che si dica dal fodero di uno dei croati la sciabola-baionetta, assaĺ i quattro intenti a dare prova di loro prodezza su di una povera donna; i quattro furono assai malconci e posti fuori combattimento dal giovinotto e la donna liberata.
Alla mattina l'Elia se ne stava in casa sua in prossimità del luogo ove avvenne il fatto, quando gli si fa annunziare l'amico del padre e suo, Agostino Scipioni, il quale, tutto trepidante, lo veniva ad avvisare, che una donna, la signora Piermattei, gli aveva confidato di averlo riconosciuto quale assalitore dei quattro croati; gli disse di aver supplicata la signora Piermattei di non ripetere parola se non voleva farlo fucilare; la signora promise di non parlare, ma l'amico Scipioni pensava, che non vi era da fidarsene e volle che l'Elia lasciasse subito Ancona.
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