Garibaldi fu richiamato da Caprera per capitanarli; ed egli rispose subito all'appello, traendosi seco i suoi più fidi commilitoni.
La sera pel 23 aprile due inviati austriaci presentavano al Conte di Cavour l'ultimatum del loro governo: "disarmo immediato, o guerra" e la risposta non poteva essere dubbia.
Finalmente quel cartello di sfida, tanto provocato, tanto desiderato, il grande statista lo teneva in mano; finalmente la guerra era certa, la Francia vi era impegnata; l'Austria l'intimava essa stessa, e non poteva sfuggirla.
Infatti, prima ancora che il Conte di Cavour consegnasse ai messaggeri austriaci la sua risposta, Garibaldi, risposta ancor più espressiva, riceveva l'ordine di portare la sua brigata a Brusasco, sulla destra del Po, cioè a dire, in prima linea. Suo mandato era, guardare il Po da Brusasco a Gabbiano, difendere la strada militare Casale-Torino, e chiudere gli intervalli esistenti tra la divisione Cialdini che guardava la Dora Baltea, e le batterie di Casale che proteggevano più a mezzogiorno i passi del Po.
Garibaldi ad effettuare questo disegno, mandò una compagnia a presidiare Verua, e, spedito avviso al generale Cialdini suo capo immediato, nel giorno stesso occupava Brozzolo e vi piantava il suo quartier generale.
Il 25 aprile le truppe francesi varcavano il confine della Savoia, ed altre prendevano imbarco nei porti di Tolone e di Marsiglia per Genova.
Il dado era tratto, la guerra dichiarata, e il 29 aprile un corpo di austriaci comandato dal generale Giulay invadeva il territorio sardo.
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