E la mossa fu condotta con rapidità; ma vegliava Garibaldi, e vegliavano i suoi luogotenenti; onde appena l'assalitore giunse a mezzo tiro della nostra linea, il Cosenz a sinistra di Cima la Costa, il Medici a destra da sopra la Costa, lo respingono, di svolta in svolta, di poggio in poggio, giù per la strada d'onde era venuto, fino a che Garibaldi adocchiata da Cima la Costa quella seconda più rovinosa ritirata, vide possibile quello di cui prima dubitava, cioè la presa di Como; e vi si preparò senz'altro.
Ordinò che si raccogliessero e riordinassero le forze; spedi Simonetta con alcune guide ad esplorare i dintorni della città, e lasciata una buona retroguardia a San Fermo, marciò a notte fatta giù per la tortuosa via di Borgo Vico, e ormai accertato dagli esploratori che l'austriaco aveva abbandonato Como vi entrò risolutamente.
Non può descriversi la festosa sorpresa della città; una piena di popolo trasognato accorse ebbro, frenetico; Garibaldi baciato, benedetto, toccato come un santo, è portato in trionfo fino al palazzo del Comune. Ma nella gioia di una intera città egli non smarrì un solo istante la mente; e tosto diede opera a custodire le sue spalle, mandando Medici, infaticabile quanto lui, a vegliare sulla strada di Camerlata, dove ancora s'accalcava minaccioso il nemico.
L'alba dell'indomani però chiariva che l'ultimo austriaco era scomparso da Camerlata e che ormai tutta la colonna dell'Urban s'era riconcentrata tra Barlesina e Monza sulla via di Milano.
L'Elia, che dopo il 1849 aveva dovuto emigrare, si trovava a New York quando i giornali diedero la notizia che Vittorio Emanuele aveva sguainata la spada per l'indipendenza italiana.
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