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      Vi aveva piantato batterie per dominare il fiume e per battere d'infilata la strada. Aveva inoltre coronate le cime delle alture di forti parapetti per tenere al coperto la fanteria, e scavati dei fossi nei lati, pure protetti di parapetti, dietro ai quali stavano numerose truppe, mentre molti cacciatori tirolesi erano appostati dietro gli alberi e nelle case da dove fulminavano gli assalitori.
      Vittorio Emanuele dirigeva in persona le operazioni militari. Il 6° e 7° bersaglieri formavano l'avanguardia con una sezione d'artiglieria ed uno squadrone di cavalleggeri d'Alessandria; il generale Cialdini marciava alla testa.
      Al terzo ponte che taglia la strada, gli esploratori incontrarono gli avamposti austriaci; accolti da fitte scariche di fucile e di mitraglia i nostri non si arrestarono, si cacciarono risolutamente di corsa, invadendo il ponte e vi si stabilirono, mentre il 17° bersaglieri guidato dal suo comandante(53) Chiabrera si precipitò con slancio irresistibile sulla difesa di destra, snidò i cacciatori nemici imboscati nei declivi, e la quarta divisione con rapidità fulminea, con foga irresistibile metteva in fuga il nemico e s'impadroniva di Palestro. La terza divisione rafforzata dai reggimenti 5° cavalleria e Piemonte Reale, traversata la Sesia marciava sopra Vinzaglio, fortemente occupato dal nemico. La divisione piombò in colonne serrate sul villaggio; non vi furono ostacoli validi ad arrestarla; i battaglioni divoravano lo spazio e fatta una scarica si avventavano sul nemico colla punta della baionetta - questo non resistè all'urto terribile e, come a Palestro, abbandonò il villaggio e si ritirò su Confienza.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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