Vi arrivava però troppo tardi, chè il nemico, erasi precipitosamente ritirato. Garibaldi pensò immediatamente d'inseguire i fuggenti sulla strada di Crema, ma appena incominciata la marcia venne informato che un corpo d'austriaci stava per arrivare in ferrovia per portare rinforzo al presidio. Richiamò in fretta la brigata dalla strada di Crema, distribuì e rimpiattò i suoi cacciatori alla stazione e nei dintorni, in modo che il nemico non potesse scappargli; senonchè a pochi passi da Seriate(59) uno spione avvisò la colonna viaggiante che i Garibaldini erano a Bergamo; il comandante austriaco fatto fermare il treno, fece smontare le truppe, e protetto da fiancheggiatori e da esploratori s'inoltrò con tutta cautela verso la città, ove sarebbe stato ben accolto; ma il Bronzetti inviato con due compagnie per la strada di Seriate(60) lo incontrò, e, senza contare i nemici, li assalì con impetuoso ardimento, lo arrestò, lo sbaragliò costringendolo a riprendere in fretta la vaporiera.
In quel giorno i sovrani entravano nella capitale Lombarda; e Garibaldi era chiamato in Milano da Vittorio Emanuele. Le accoglienze fatte al comandante dei cacciatori delle Alpi furono degne del grande animo del Re, e caldi gli elogi a lui ed ai suoi compagni.
Intanto il generale Urban fin dal giorno 7 si era accampato sull'Adda, nei dintorni di Vaprio e vi si era trincerato. Era questa una posizione forte; ma, dopo l'entrata di Garibaldi a, Bergamo, la sua importanza era di molto(61) diminuita perchè poteva essere minacciata di fronte e di fianco.
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