Ma il generale destreggiandosi con grande avvedutezza, facendo uso delle poche guide, comparendo or quà or là su tutti i punti della linea nemica, spingendo a marcia forzata i cacciatori delle Alpi, affranti ma non domi, all'alba del 14 si trovava già alle porte di Brescia, la quale, incitata da infuocate parole dell'illustre patriota Giuseppe Zanardelli, non aveva atteso neghittosa l'arrivo del corpo liberatore, ma era già tutto pronto per dare a colui che li emancipava potente aiuto. Dopo l'entrata in Brescia accolto dalla popolazione delirante, Garibaldi cessava di godere di quella indipendenza che era il principale fattore dei suoi successi.
Mentre i cacciatori dello Alpi eransi fermati nella sera del 14 di giugno per pernottare a S. Eufemia a due chilometri circa da Brescia, il generale Garibaldi riceveva nella notte stessa un ordine dal quartier generale espresso in questi termini: "S. M. il Re desidera, che domattina ella porti la sua divisione su Lonato, dove sarà raggiunto dalla divisione di cavalleria comandata dal generale Sambuy composta di quattro reggimenti di cavalleria di linea, con due batterie a cavallo".
Generale Della Rocca.
Ebbe anche l'ordine il generale di ristabilire il ponte del Bettoletto sul Chiese a monte del ponte di S. Marco.
Sul fare dell'alba del 15 Garibaldi lasciata una compagnia a S. Eufemia, e fatto perlustrare tutto intorno il paese si pose in marcia. Giunto a Rezzatto e non avendo notizia della divisione di cavalleria che doveva seguire, fermò la colonna e mandò al Re, a mezzo del tenente Trecchi, un rapporto scritto col quale informava che, quantunque avesse sul fianco destro la divisione Urban pure egli procedeva avanti per eseguire gli ordini ricevuti.
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