Appena montato sul ponte di comando del "Piemonte" Garibaldi aveva domandato al Castiglia ed al Rossi se si erano imbarcate queste armi. Avuta risposta negativa, sorse nella sua mente un terribile dubbio: egli fece tosto segnalare al "Lombardo" di accostarsi e arrivato a portata, con voce tonante, gridò:
- Bixio, quanti fucili e munizioni avete caricati?
- Mille fucili - rispose Bixio.
- E i revolvers, le carabine e le cartucce? ribatté Garibaldi.
- -Null'altro, replicò Bixio.
Fu un brutto colpo - e si pensò ad un basso tradimento - Anche da Livorno ci dovevano venire armi e munizioni, ma anche quelle mancarono.
Il "Piemonte", comandato da Garibaldi in persona, procedeva avanti. Aveva per ufficiali, sotto gli ordini suoi, Castiglia comandante in seconda, Rossi, Schiaffino(70) e Gastaldi; con Garibaldi erano Crispi, Türr, Sirtori, Missori, e Nuvolari.
Seguiva il "Lombardo" comandante Bixio, secondo comandante Elia, ufficiali Dezza, Menotti Garibaldi, e Carlo Burattini, capo macchinista Orlando Giuseppe.
Per quanto costeggiando, si cercassero per ogni dove, le barche con le armi e munizioni non si presentavano in vista; e perduta ormai la speranza, il generale ordinò rotta a tutta forza pel canale di Piombino.
Il "Piemonte" ed il "Lombardo" portavano sul loro bordo l'Italia e la sua fortuna; se la spedizione riusciva, l'unità della patria era assicurata; se falliva, i Mille sarebbero sempre rimasti immortali!
La spedizione del resto non si nascondeva al nemico: la pubblicità data alla lettera lasciata da Garibaldi a Bertani prima della partenza, la rendeva nota al mondo.
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