Non vi sbandate dunque, o giovani, resto delle patrie battaglie; sovvenitevi che anche nel settentrione abbiamo nemici e fratelli schiavi - e che le popolazioni del mezzogiorno, sbarazzate dai mercenari del Papa e del Borbone, abbisogneranno dell'ordinato vostro marziale insegnamento, per presentarsi a maggiori conflitti. -
Io raccomando dunque, in nome della patria rinascente, alla gioventù che fregia le file del prode esercito di non abbandonarle, ma di stringersi vieppiù ai loro valorosi ufficiali ed a Vittorio Emanuele, la di cui bravura può essere rallentata un momento dai pusillanimi consiglieri, ma che non tarderà molto a condurci tutti a definitiva vittoria.
G. Garibaldi"
La mattina del 7 maggio i due piroscafi andarono ad ancorare a Talamone, a breve tratto dal porto S. Stefano e della fortezza di Orbetello. Garibaldi, sceso a terra, vestito da generale del 1859, ottenne dal comandante del luogo tutto quello che gli occorreva, limitatamente alla possibilità sua; così si ebbe un piccolo numero di fucili arrugginiti ed una vecchia colubrina. Saputo dal comandante di Talamone, che nel forte di Orbetello sì trovava altro armamento, il generale vi spediva il colonnello Türr con una sua lettera chiedente al colonnello Giorgini, comandante del forte, armi e munizioni. Verso sera giungeva col Türr, lo stesso comandante di Orbetello, il quale fatto persuaso dal Türr che la spedizione di Garibaldi era fatta sotto gli auspici del Re, aveva messo a disposizione del generale tutto quello che di armamento si trovava nel forte, e cioè quattro cannoni da sei con 1200 cariche, alcuni fucili, cartucce ecc.
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