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      Sì, questi miei compagni combatterono fuori delle vostre mura accanto a Manara, Melara, Masina, Daverio, Peralta, Panizzi, Ramorino, Mameli, Montaldi, e tanti vostri prodi che dormono presso alle vostre catacombe, ed ai quali voi stessi deste sepoltura perchè feriti per davanti.
      I vostri nemici sono astuti e potenti, ma noi marciamo sulla terra degli Scevola, degli Orazi e dei Ferrucci; la nostra causa è la causa di tutti gli Italiani: il nostro grido di guerra è lo stesso che risuonò a Varese ed a Como
      Italia e Vittorio Emanuele" e voi sapete che con noi, caduti o viventi, sarà illeso l'onore italiano.
     
      G. Garibaldi
     
      generale Romano, nominato da un governo eletto dal suffragio universale".
     
      Prima di partire da Talamone scriveva a Bertani così:
     
      Caro Bertani,
     
      Nella notte della nostra partenza si smarrirono due barche che portavano le munizioni, i capellozzi, tutte le carabine e revolvers, 230 fucili ecc. Nel giorno seguente cercammo indarno tali barche per molte ore, e poi proseguimmo.
      Qui abbiamo rimediato alle principali urgenze, grazie alla buona volontà delle autorità di Orbetello e di queste.
      Fra poco avrete altre notizie di noi.
      Frattanto fate ritirare tutti gli oggetti suddetti.
      Con affetto.
      Talamone, 8 maggioVostro: G. Garibaldi
     
      Poi perchè nessuno dovesse aver danno in causa della presa di possesso dei due vapori "Piemonte" e "Lombardo" mandava a Genova la seguente lettera:
     
      Ai Signori Direttori dei Vapori Nazionali
     
      Signori,
     
      Dovendo imprendere un'operazione in favore d'italiani militanti per la causa della patria, di cui il governo non può occuparsi per diplomatiche considerazioni, ho dovuto impadronirmi di due vapori dell'amministrazione dalle LL. SS. diretta e farlo all'insaputa del governo stesso e di tutti.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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