La mattina del 20 alle 5 il generale Medici divideva le sue truppe in due colonne, ciascuna di quattro battaglioni, una sotto il comando di Simonetta, l'altra sotto quello di Malenchini.
Deciso il combattimento Garibaldi ordina che il Malenchini per la strada di Santa Marina si porti ad assalire senz'altro la sinistra del nemico; dą(78) incarico al Medici di avanzare col reggimento Simonetta e il battaglione Gaeta per la strada di San Pietro spingendosi col centro e colla destra contro la cittą; affida a Nicola Fabrizi d'occupare con una legione di siciliani la strada di Spadafora per antivenire ogni sorpresa di un'eventuale sortita del presidio di Messina; delibera infine che la colonna Cosenz, gią partita fin dall'alba da Patti e rinforzata dal battaglione Dunn(79) e da quello del Guerzoni, lasciati a guardia di Meri, formino la riserva.
Alle 5 del mattino tutti erano in moto; il Malenchini alle 7 aveva gią aperto il fuoco presso San Papino; anche il Medici attaccava il nemico al di lą di San Pietro e il combattimento si accese, accanito su tutta la linea. I garibaldini si spingono verso Milazzo, ma la loro sinistra appoggiata al mare, trovņ tale resistenza nei regi nella strada di San Pepino e tale fuoco d'artiglieria dal forte e dalla batteria portata dietro i canneti, che furono obbligati a ripiegare.
Ad accrescere lo scompiglio nelle giovani schiere dei volontari, concorse la cavalleria nemica che irruppe furiosamente sui nostri, sbaragliandoli. Comandava questa colonna il colonnello Malenchini che, potentemente coadiuvato dai suoi bravi ufficiali, faceva sforzi eroici per riordinare i suoi e ricondurli alla pugna; chi si distinse per ardire insuperabile fu il Tommasi, che venne promosso tenente sul campo di battaglia.
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