Giungevano da Chiusi altri 150 volontari condotti dal capitano Giuseppe Baldini. Il giorno 10 il colonnello Masi, arrivava al convento di S. Lorenzo ove erano adunati i volontari dell'Umbria e prendeva il comando del corpo di circa mille uomini.
Fu deciso di marciare su Orvieto e, colle intelligenze che si avevano nell'interno, impadronirsi della cittą di notte e di sorpresa. Il colonnello riunita la colonna nel piazzale del convento di S. Lorenzo, con voce vibrata disse parole patriottiche agli adunati chiedendo a tutti abnegazione e valore; tutti lo giurarono. Divise quindi le forze in due colonne, una la prese con sč e si diresse al nord della cittą d'Orvieto, con la speranza che gli amici interni gli aprissero la porta da quel lato della cittą come era convenuto, l'altra colonna sotto il comando del capitano Liborio Salvatori si diresse dalla parte sud della cittą, su quel cono di tufo alto ed inaccessibile, nel mezzo della spianata del quale sorgono le mura dell'antica Orvieto.
Erasi convenuto con i liberali orvietani che verso la mezzanotte avrebbero fatto scendere una scala di corda per la quale i volontari da fuori sarebbero ascesi sulle mura. All'ora stabilita la scala era al posto; primo a montarvi fu il coraggioso Delbontromboni Giovanni di Crevalcore, gią caporale dei finanzieri pontifici; altri lo seguirono; nel salire assai faticoso, disgrazia volle che i fucili di quei bravi urtassero e facessero rumore; gią il bravo Delbontromboni stava per arrampicarsi sulla sommitą delle mura, quando una voce gridņ; "Chi vive?
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