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      Già il Re aveva emanato il seguente proclama ai soldati, che stavano per occupare l'Umbria e le Marche:
     
      Soldati!
     
      Voi entrate nelle Marche e nell'Umbria, per restaurare l'ordine civile nelle desolate città, e per dare ai popoli la libertà di esprimere i propri voti.
      Non avete a combattere potenti eserciti, ma liberare infelici provincie italiane dalle straniere compagnie di ventura.
      Non andate a vendicare le ingiurie fatte a me o all'Italia, ma ad impedire che gli odi popolari rompano a vendetta della mala signoria.
      Ora insegnerete coll'esempio il perdono delle offese e la tolleranza cristiana a(93) chi, stoltamente paragona all'islamismo, l'amor della patria italiana.
      D'accordo con tutte le grandi potenze, ed alieno da ogni provocazione, io intendo togliere dal centro d'Italia una cagione perenne di turbamento e di discordia. Io voglio rispettare la sede del Capo della Chiesa, al quale sono sempre pronto a dare io, d'accordo colle potenze alleate ed amiche, tutte quelle guarentigie d'indipendenza e di sicurezza, che i suoi ciechi consiglieri si sono indarno ripromessi dal fanatismo delle sette malvagie, cospiranti contro la mia autorità e la libertà della Nazione.
      Soldati! Mi accusano di ambizione. Sì, ho un'ambizione: ed è quella di restaurare i principii dell'ordine morale in Italia, e di preservare l'Europa dai continui pericoli della rivoluzione e della guerra
      .
      11 settembre 1860.
     
      Vittorio Emanuele.
     
      Il generale Cialdini nell'imminenza della battaglia di Castelfidardo dirigeva questo proclama alle truppe:


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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