Il giorno 7 il Re Vittorio Emanuele faceva il solenne ingresso a Napoli, fra un entusiasmo indescrivibile ed una pioggia di fiori. Nella carrozza davagli la destra il generale Garibaldi: di fronte sedevano i due prodittatori Mordini e Pallavicino.
Il giorno 8 il Generale consegnava al Re il plebiscito delle Due Sicilie, e prendeva da lui congedo, dopo di avergli raccomandato i suoi valorosi compagni d'armi; indi faceva pubblicare il seguente ordine del giorno, per accomiatarsi dai suoi compagni:
Ai miei Compagni d'armi,
Penultima tappa del risorgimento nostro, noi dobbiamo considerare il periodo che sta per finire, e prepararci ad attuare splendidamente lo stupendo concetto degli eletti di venti generazioni, il cui compimento assegnò la provvidenza a questa generazione fortunata.
Sì giovani! l'Italia deve a Voi un'impresa che meritò il plauso del mondo.
Voi vinceste - e vincerete - perchè siete ormai istruiti nella tattica che decide delle battaglie!
Voi non siete degeneri di coloro che entravano nel fitto profondo delle falangi Macedoniche e squarciavano il petto ai superbi vincitori dell'Asia.
A questa pagina stupenda della Storia del nostro paese, ne seguirà una più gloriosa ancora, e lo schiavo mostrerà finalmente al libero fratello un ferro arruotato che appartenne agli anelli delle sue catene.
All'armi tutti! tutti, e gli oppressori, i prepotenti sfumeranno come la polvere.
Voi, donne, rigettate lontani i codardi, essi non vi daranno che codardi.
Che i paurosi dottrinari se ne vadano a trascinare altrove il loro servilismo, le loro miserie.
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