Il 3 novembre, il generale Della Rocca d'ordine del Re scriveva una lusinghiera lettera a Garibaldi con la quale ammirava i prodigi di valore e i sagrifizi dell'Esercito Meridionale, ed esprimeva la riconoscenza che la patria italiana deve al loro eroismo.
Garibaldi a sua volta scrisse un'affettuosa lettera di commiato al Re, la quale si chiudeva con queste parole:
Vogliate Maestà, permettermi una sola preghiera nell'atto di rimettervi il supremo potere. Io Vi imploro affinchè mettiate sotto l'altissima Vostra tutela, coloro che mi ebbi a collaboratori in questa grand'opera di affrancamento dell'Italia Meridionale, e che accogliate nel Vostro Esercito i miei commilitoni che han ben meritato della patria e di Voi
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CAPITOLO XXI.
Ritiro di Garibaldi a Caprera.
Il giorno 8 di novembre il Generale volle vedere Elia, al quale fece invito di andare con lui a Caprera. "Sarete fratello a Menotti" gli disse stringendogli la mano. L'Elia commosso ringraziò il generale a cui fece capire che egli aveva altri sacri doveri da compiere verso la madre vedova e verso le sue quattro sorelle orfane; e prese congedo con dolore da quel grande che in meno di sei mesi aveva assicurata l'unità italiana, unendo sotto lo scettro di Vittorio Emanuele l'Italia Meridionale, con quasi otto milioni di sudditi devoti.
La mattina del 9 Garibaldi s'imbarcava per Caprera.
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Fu grande fortuna d'Italia la rivoluzione siciliana del 4 aprile 1860.
Questa provocò la spedizione dei Mille.
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