Infine il giorno 13 verso le 3 pomeridiane un orribile esplosione succedeva nelle batterie Malpasso e Transilvania, essendovisi appiccato il fuoco all'enorme quantità di 26 mila chilogrammi di polvere. Lo spavento in Gaeta fu così grande che rese necessario risolversi alla capitolazione, la quale fu firmata alle ore 5 pomeridiane.
Francesco II non s'intromise nella capitolazione e prima che l'esercito italiano entrasse a Gaeta s'imbarcava sul vapore francese "La Muette" che lo condusse a Civitavecchia.
Molti dei nostri valorosi ufficiali si distinsero nei combattimenti di Mola e nell'assedio di Gaeta e fra questi il prode capitano di San Marzano che veniva decorato della Croce militare di Savoia e promosso.
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A Caprera il generale non rimaneva inoperoso; egli aveva l'anima fissa al riscatto di Roma e di Venezia ed invitava gli amici a preparare i mezzi occorrenti. Con questi concetti scriveva al Bellazzi alla fine di dicembre 1860.
Caprera, 29 dicembre 1860.
Caro Bellazzi,
Io desidero l'apertura concorde di tutti i comitati italiani di provvedimento per coadiuvare al gran riscatto. Così Vittorio Emanuele con un milione d'italiani armati questa primavera, chiederà giustamente ciò che manca all'Italia.
Nella sacra via che si segue, io desidero che scomparisca ogni indizio di partiti; i nostri antagonisti sono un partito, essi vogliono l'Italia fatta da loro col concorso dello straniero e senza di noi.
Noi siamo la Nazione, non vogliamo altro capo che Vittorio Emanuele; non escludiamo nessun italiano, che voglia francamente come noi; dunque sopra ogni cosa si predichi energicamente la concordia di cui abbisogniamo immensamente.
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