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      Se la flotta italiana fosse stata affidata al comando di un uomo come Garibaldi, con la certezza di dominare con la stessa l'Adriatico, tenendo obbligata la flotta nemica a stare riparata sotto i cannoni di Pola, il miglior piano di campagna(106) sarebbe stato quello d'impossessarsi, con un energico colpo di mano di Trieste per farne base di operazione dell'esercito, che sbarcato su quel punto avrebbe girato tutte le difese accumulate per tanti anni sul territorio Veneto, trasportando di primo slancio la guerra nel suolo nemico; disgraziatamente prevalse altro criterio, e la flotta italiana fu data in mano a persona mancante di energia e di quella capacità superiore, che richiedevasi in momento così grave e decisivo per la nazione.
      Per maggiore sventura, nella fissazione e nella esecuzione del piano di campagna, si urtarono due pareri contrari.
      La Marmora non ammetteva altra offesa possibile se non dal Mincio colla base di Alessandria e Piacenza. Cialdini invece aveva capito essere folle impresa l'attacco di fronte al quadrilatero; essere indispensabile girarlo, facendo base a Bologna e dirigendo le operazioni di attacco su Padova per Pontelagoscuro e Rovigo. L'attacco dal Mincio conduceva per necessaria conseguenza agli assedi di Peschiera e di Verona che bisognava assolutamente evitare.
      L'aggressione invece da Bologna a Rovigo non presentava grandi difficoltà. La marcia dal Po all'Adige, comeche brevissima era tutt'altro che difficile, tanto più che gl'italiani potevano contare sul simpatico concorso delle popolazioni.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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