Nel frattempo l'attacco da parte degli austriaci era divenuto generale. Fino alle 4 pomeridiane si combattč dando i nostri prova di indomabile resistenza contro un nemico assai superiore in numero, perchč quasi la metą delle nostre forze, al comando del Cialdini, era rimasta sulla destra del Po colle armi al piede.
Alle 5 tutto il 7° corpo austriaco appoggiato da una brigata del 5° corpo, dopo di essersi fatto padrone di Sommacampagna, assaliva le poche truppe italiane per sloggiarle dalle alture di Belvedere, che eroicamente difendevano. Ottomila dei nostri, sebbene spossati dalle marcie e dai lunghi combattimenti, tenevano testa a forze tanto soverchianti nemiche che ben presto sommarono a pił di venticinquemila. I nostri non cedevano, la lotta continuava sempre pił accanita, furiosa, con gravissime perdite da ambo le parti. Ma nuove forze subentravano e il nemico ingrossava, premeva sempre pił, e i nostri furono obbligati a ripiegare.
Il 29° reggimento e il 18° bersaglieri assaltarono risolutamente la Mongabia e il Monte Cricol.
Erano 20 compagnie sostenute dal fuoco di otto cannoni che andavano ad assalire 25 compagnie austriache con otto pezzi, in fortissime posizioni. Di contro alla parte orientale del Monte Cricol, il generale Willarey colla 5a compagnia del 30° si avanzava tenendo alto il berretto e gridando Viva il Re, quando, colpito da tre proiettili cadde fulminato. Ma quelle alture con tanto accanimento difese, furono dai nostri valorosi conquistate; e le truppe della brigata austriaca furono obbligate ad una ritirata scompigliata, con l'abbandono di due cannoni e tre carri di munizioni rovesciati.
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