Frattanto il maggiore Caldesi aveva collocato il 2° bersaglieri nel Casale di Davena, a mezza via tra Incudine e Vezza, con ordine di assicurare la ritirata alla sua compagnia che stava agli avamposti a Vezza e, se il nemico si fosse avanzato con grosse forze, ritirarsi tutti alla posizione di Incudine.
Nel corso della notte vi fu qualche allarme; si disse al Caldesi che 7 mila austriaci stavano per piombargli addosso, ed egli chiedeva per telegrafo rinforzi al Cadolini mentre ordinava al Malagrida di abbandonare il posto avanzato di Vezza e di ritirarsi assieme al maggiore Castellini su Incudine.
Il Malagrida ubbidì, non così il Castellini che gli ordinava invece di rioccupare la posizione abbandonata; senonchè nel frattempo gli austriaci si erano avanzati, e trovato sgombro il villaggio di Vezza, lo avevano occupato fortemente e piazzati in batteria i loro cannoni. Quando il Malagrida, ubbidendo agli ordini del Castellini(120) si presentava avanti il villaggio, veniva accolto da vivo fuoco nemico; non si scosse per questo il bravo ufficiale, ma ordinò ai suoi di distendersi in catena e di muovere arditamente avanti; intanto sopraggiungevano i rinforzi dei bersaglieri comandati dai capitani Adamoli e Frigerio; il combattimento divenne allora accanitissimo; il nemico si addensava sempre più e il Caldesi visto che la posizione era insostenibile mandava ordini di ritirata. Ma il prode Castellini non volle darsi per vinto. Comandata la carica alla baionetta si slanciò per primo; impetuoso fu l'assalto, ma una grandine di fuoco di fucile e di mitraglia arrestava la foga dei nostri bravi che venivano decimati.
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