I marinai salgono a riva sugli alberi, sui pennoni, intuonano i canti della Nazione. - Un orrendo scoppio - un ultimo, immenso grido si eleva al cielo "Viva l'Italia viva il Re" e in una nube di fiamme sono tutti avvolti - e i martiri della patria sprofondano nei vortici del mare.
Nel combattimento tutti fecero il loro dovere, gli eroismi di Foa di Bruno e del Cappellini sono immortali; va anche segnalato il valore dei Riboty, degli Acton, dei Del Carretto, dei Del Santo, e l'abnegazione il patriottismo, le virtù militari di tutti gli ufficiali della flotta e degli equipaggi.
Ma a che giova il valore, e a che vale l'eroismo se manca il duce che sappia condurre alla pugna ed alla vittoria?
Il Persano commise due errori gravissimi: il primo di avere abbandonato la nave ammiraglia pochi momenti prima del combattimento. Egli avrebbe dovuto scegliere fin dall'inizio della campagna come nave ammiraglia l'"Affondatore" se la credeva atta a meglio servirlo nel suo piano di battaglia; il secondo è, che egli non seppe adottare un ordine di battaglia rispondente a quello col quale la parte nemica veniva ad investirlo. Colla sua squadra il Persano doveva ordinarsi in due linee ed in forma d'imbuto; lasciare che le navi nemiche entrassero nell'imbuto e quindi assalirle prima a colpi di cannone, a bordate e poi investendole a colpi di sperone.
L'"Affondatore" doveva tenersi sopravento onde potere dominare, dirigere l'azione; ed impegnato il combattimento valersi della velocità della sua nave e delle sue qualità offensive, correre addosso al "Max" nave ammiraglia austriaca, investirla a tutta forza col tagliente suo sprone e colarla a fondo.
| |
Nazione Italia Foa Bruno Cappellini Riboty Acton Del Carretto Del Santo Persano Persano
|