Ma questo Comitato nazionale romano faceva ogni sua possa per rattenere la brava gioventù dicendo: "La liberazione di Roma è questione difficile - solo la diplomazia può riuscirvi, quindi necessità assoluta di non crearle ostacoli e rimanere tranquilli lasciandone la cura al governo di Torino".
Il partito democratico di Roma, abbenchè stremato, non era del tutto spento. Esistevano ancora non pochi avanzi del 48 e 49 che alla azione del tempo ed alle seduzioni avevano resistito conservando integra la loro fede e i loro principi.
Questi patrioti, insofferenti a tanta sottomissione, s'intesero coi più animosi e migliori della emigrazione e coi capi del partito d'azione; ruppero gl'indugi e organizzarono dei nuclei indipendenti dal Comitato nazionale pronti all'azione; disgraziatamente, però, mancava un'unica direzione.
Il fatto poi di Aspromonte fu lo stimolo ad un azione concorde, e stabilita la fusione dei vari nuclei si costituì un Comitato d'Azione Romano col seguente programma:
Fare propaganda incessante ed efficace onde indurre il popolo a scuotersi ed a sollevarsi, non fosse altro per dare pretesto al Governo di Torino di portare con maggiore utilità sul tappeto diplomatico la questione romana.
Raggranellare gli elementi d'azione esistenti in città, organizzarli e prepararli per un dato momento alla riscossa. - Provvedere d'armi la città. - Stabilire mezzi regolari e sicuri al confine per lo scambio della corrispondenza. - Organizzare un servizio di corrispondenza coi giornali italiani ed esteri
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