Il giorno 29 Garibaldi portava il suo quartiere generale a Castel Giubileo spingendo i suoi avamposti oltre a Villa Spada e al Casino dei Pazzi. I pontifici si erano ben premuniti; la porta del Popolo, la Salaria, la Pia e tutte le ville attigue, Torlonia, Patrizi, Lodovisi e Monte Mario erano guernite da pezzi coperti ed occupate da numerose truppe. Garibaldi vide l'impossibilità di un attacco venturoso; passò tutta la giornata a studiare la posizione, e sperando sempre in una insurrezione entro Roma, ordinò che nella notte si accendessero fuochi in tutta la linea del campo.
Ma a Roma l'insurrezione non appena tentata era stata repressa e spenta. Garibaldi con alcuni Carabinieri genovesi sotto gli ordini di Stallo e di Burlando e con alcune guide aveva voluto tentare una ricognizione su ponte Nomentano; incontrata una pattuglia di papalini questa aveva presa la fuga. Dopo una permanenza di un'ora in quel posto, due colonne di zuavi e di antiboini sbucarono, una dal ponte Nomentano, l'altra dal ponte Mamolo tirando contro i nostri. Ma il Generale non volle, che si rispondesse, e siccome egli non aveva voluto fare, che una ricognizione, e lo scopo era raggiunto, nel mezzo della notte ordinò la ritirata su Monterotondo. Egli aveva avuto un messaggio, col quale lo si informava che i francesi sbarcati a Civitavecchia erano in marcia forzata per Roma, e perciò si voleva preparare a riceverli.
Arrivati a Monterotondo mandava il seguente contrordine:
Al generale Nicotera.
Per i due messi vostri, che vidi questa mattina vi inviai ordine di occupare Tivoli, e lo stesso ordine vi confermo ora.
| |
Garibaldi Castel Giubileo Villa Spada Casino Pazzi Popolo Salaria Pia Torlonia Patrizi Lodovisi Monte Mario Roma Roma Carabinieri Stallo Burlando Nomentano Nomentano Mamolo Generale Monterotondo Civitavecchia Roma Monterotondo Nicotera Tivoli
|