Appena oltrepassata Mentana l'avanguardia veniva attaccata(136) dai soldati pontifici.
Da un bosco che si trova a destra della strada che da Mentana va a Tivoli, era incominciato il primo attacco contro un piccolo reparto dei nostri che precedeva la colonna in marcia. Menotti accorse con tre o quattro ufficiali del suo stato maggiore e il suo capo guida Augusto Lorenzini, per riconoscere il nemico, ma non si potè accertate che di una cosa, e cioè che il bosco era fortemente occupato - si sperò che fosse una ricognizione di non grande importanza e Menotti ordinava a Stallo di avanzare col suo battaglione, d'occupare i punti più elevati a destra e sinistra della strada, spingendo le catene per sloggiare il nemico. Intanto sopraggiungevano i battaglioni di Burlando, di Missori, di Mayer che cogli uomini di Stallo si spiegarono a destra per sostenere l'urto delle forze papaline, mentre Menotti pensava alla difesa del centro e della sinistra.
Ben presto si potè constatare che si aveva di fronte tutto intero l'esercito pontificio e Garibaldi spiegava immediatamente le sue forze indicando a ciascuna colonna la posizione da occupare e ordinando un simultaneo contrattacco che fu spinto con bravura e sostenuto gagliardamente contro forze assai superiori per oltre due ore. Ma verso le 3 pom. soprafatti da nuove forze, contrastando palmo a palmo il terreno, i garibaldini furono costretti di abbandonare i pagliai ed indietreggiare fin sotto le case di Mentana.
In quel punto i tiri rapidi e ben aggiustati dei nostri, appostati nelle case che avevano occupato per ordine del generale, e quello dei due cannoni che Garibaldi stesso aveva fatto piazzare in eccellente posizione, arrestano la foga del nemico.
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