Abbandonata la posizione di sinistra fu giuocoforza ai nostri di battere con la maggiore celerità possibile in ritirata, per non essere tagliati fuori da Monterotondo.
Non furono però in tempo di farlo i molti, che trovavansi, per ordine avuto dal Generale, ad occupare le case ed il Castello di Mentana, i quali rimasero prigionieri e fra questi molti del 18° e 19° battaglione appartenenti alla mia colonna.
Il 20° battaglione, pure facente parte della 6a colonna, rimasto a Monterotondo, fece anch'esso il suo dovere. Il bravo capitano Litta, che lo comandava in assenza del maggiore Bernieri, visto che a Mentana erasi impegnata con calore l'azione, allo scopo di garantire ai nostri la ritirata in caso di rovescio, portò la maggior parte delle sue forze ad occupare il convento dei Cappuccini situato in buona posizione sulla strada che va a Mentana, da dove potè arrestare la foga dei francesi, che si avanzavano seguendo i nostri, i quali poterono ritirarsi con ordine. Giovò non poco l'azione risoluta del capitano Raffaello Giovagnoli, che si trovava al Romitorio, da dove respingeva i ripetuti attacchi del nemico. Egli volle tentare un ultima controcarica alla testa di un centinaio di valorosi, che fecero prodigi. Molti di quei bravi caddero attorno al Giovagnoli colpiti dalle palle dei Chassepot dell'imperatore di Francia; fra quelli che più si distinsero per valore, primeggiò il sottotenente Luigi Coralizzi, che riportava grave ferita alla testa da farlo ritenere per morto.
Tutti fecero il proprio dovere.
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