Ma al governo della difesa nazionale non giunse gradita l'offerta, e l'avrebbe respinta se il generale Bordone, amico di Garibaldi, non si fosse assunto l'incarico e la responsabilità di scrivergli che sarebbe stato accolto a braccia aperte dal popolo francese.
Saputo che il generale voleva andare in Francia, Elia, che con molti altri era pronto ad accompagnarlo, gli scriveva che esso e i compagni aspettavano una sua chiamata, desiderosi di seguirlo; contemporaneamente scriveva all'amico Canzio che così rispondevagli:
Genova, 28 settembre 1870.
Mio carissimo Elia,
Il generale è prigioniero a Caprera e Menotti a Catanzaro, e in Francia non ci vogliono.
Codesti novelli Bruti, che oggi reggono la cosa pubblica in Francia, vogliono diplomatizzare e non pensano a prepararsi a lotta suprema, che abbia per obbiettivo, la cacciata dell'invasione straniera.
M'ingannerò, ma essi non servono, come dovrebbero, la Francia e la causa repubblicana.
Alla generosa e patriottica offerta del generale non risposero ancora; allo slancio dei volontari contrappongono ordini rigorosissimi ai consoli e ai confini donde siamo rimandati.
Domani avrò lettera dal generale e ordini suoi, che immediatamente ti comunicherò; per ora io ti consiglio a non muoverti.
Saluto gli amici.
Aff.mo tuoS. Canzio
.
E così Elia e gli amici, che sarebbero andati con lui, non si mossero.
Coloro che seguirono il generale Garibaldi tennero alto anche una volta il valore italiano fugando a Digione le schiere degli invasori, vendicando in modo così generoso il fratricidio(139) della repubblica Romana ed il fatto di Mentana.
| |
Bordone Garibaldi Francia Elia Canzio Elia Caprera Menotti Catanzaro Francia Bruti Francia Francia Canzio Elia Garibaldi Digione Romana Mentana
|