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      Mentre assieme alla regina attraversava in carozza una delle più popolose vie di Madrid, vennero tirate addosso ai reali parecchie fucilate.
      Non si sgomentò per questo il figlio di Vittorio Emanuele e continuò nella incominciata impresa di ricondurre la pace, imprimendo un regime liberale, fra quelle popolazioni.
      Ma i torbidi crebbero talmente di gravità che Amedeo di Savoia, vedendo di non poter governare senza venir meno alla costituzione, piuttosto che mancare al suo giuramento o far versare in una lotta civile sangue spagnolo, decise di rinunziare spontaneamente alla corona.
      E così fece: e il dì 11 febbraio 1873 ritornava, non più Re di Spagna, ma principe di Savoia acclamato in seno alla patria sua.
     
     
     
     
      CAPITOLO XXVII.
     
      Morte di Mazzini.
     
      Il 10 di marzo 1872 moriva a Pisa, quasi profugo nella sua patria che amò tanto, dopo quasi mezzo secolo di lotte titaniche e di ineffabili amarezze, Giuseppe Mazzini.
      Fin dal 1835 egli aveva incominciata la sua vita di agitatore col nobile scopo di vedere l'Italia libera tutta, libera per sempre, pronto a dare il suo concorso a chiunque avesse assunta la santa impresa del riscatto nazionale. A tale effetto istituì la grande associazione della Giovine Italia, a riscontro della Società dei Carbonari ridotta all'impotenza per difetto di capi.
      Nel finire del 1831 pubblicava la famosa lettera a Carlo Alberto.
      In essa, istigava il Re di Piemonte ad iniziare l'impresa dell'emancipazione nazionale, dipingendogli lo stato dell'Italia, gli ideali e le speranze del popolo italiano; suggerendo al Re quello che doveva fare per la nazione.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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