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      Coi suoi scritti tenne vivo l'amore della patria. Col lavoro indefesso di 17 anni, dal 31 al 48, col suo apostolato di fede e d'amore, si acquistò la simpatia non solo degli Italiani ma dell'Europa, che vide in lui, l'incarnazione dei tempi nuovi e l'apostolo della redenzione.
      Quando Pio IX salì al Pontificato, Mazzini levava un'altra volta la voce ricordando al Papa le sventure d'Italia ed invocando il suo intervento per farle cessare.
      Caduto in Francia il Regno di Luigi Filippo nel febbraio del 1848, radunati quanti più potè esuli che si trovavano a Parigi; fondava l'Associazione nazionale italiana a scopo unitario.
      L'Italia si svegliava colla gloriosa rivoluzione di Palermo, Messina e Catania e colle 5 giornate di Milano, seguite dall'eroica Brescia, dai moti dell'Italia centrale e dall'intimazione di guerra all'Austria da parte di Carlo Alberto.
      Nella guerra del 48 seguì la legione dei volontari capitanati da Garibaldi, finchè sfinito di forza dovette rifugiarsi a Lugano.
      Alla notizia dolorosa della rotta di Novara l'assemblea Romana elesse un triumvirato che pensasse alla difesa della proclamata repubblica e Mazzini fu eletto triumviro con Saffi e Armellini.
      Contro Roma si erano unite Austria, Spagna, Francia e il Re di Napoli, ma la gloria di distruggere la repubblica Romana, che seppe difendersi con tanta gloria, doveva spettare tutta alla repubblica francese.
      Mazzini credette sempre essere indispensabile all'Italia l'unione di tutti i suoi figli per diventare e conservarsi libera, gloriosa e potente; e quando nel 59 fu intimata dal Re Vittorio Emanuele la guerra contro l'Austria, egli dichiarava che si univa al concetto di Garibaldi, perchè anteponeva ad ogni cosa, l'unità della patria; il che era la base dei suoi principi.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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