Tutti ebbero a lodarsi delle festose accoglienze, e l'ammirazione d'ognuno fu grande e completa per le particolari doti di pensiero e di cuore del nuovo Re d'Italia.
Nel 1873 Re Vittorio visitò Vienna e Berlino, accolto con entusiasmo che sembrò delirio - egli ovunque personificava il popolo italiano risorto a vita novella, ed il Re galantuomo sapeva rappresentare un popolo che aveva diviso e divideva le sue aspirazioni.
Nel febbraio 1874 giunse in Italia la notizia della morte di Nino Bixio, il soldato intrepido, temerario, di animo bollente e dell'inerzia sdegnoso. L'ardore di operosità che lo divorava l'aveva spinto, quando non era più richiesta l'opera delle armi, a correre in lontane regioni per schiudere nuova via al commercio italiano, ed in selvaggie ed inospitali contrade la morte crudele, che egli aveva tante volte affrontata sul campo di battaglia, lo fece sua vittima.
Morendo egli pensò alla patria, alla sua famiglia che raccomandò al Re. E non fu vana la raccomandazione.
In data 14 febbraio 1874 il Re indirizzava da Napoli - ove pervennegli la notizia - il seguente telegramma al Ministro Minghetti:
Ricevetti ieri il rapporto che Ella mi manda sulla morte del povero Bixio. La prego di fare per parte del Governo quello che si potrà per la famiglia. Io pure son disposto aiutare. Faccia il piacere di dirmi, dopo che Governo e ordine mauriziano avranno fatto la loro parte, con qual pensione creda che io possa contribuire
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Il 5 aprile 1875 l'imperatore Francesco Giuseppe restituiva a Venezia la visita fattagli da Re Vittorio a Vienna, e sull'ottobre l'imperatore Gugliemo di Germania giunse a Milano ospite del Re, accolto con un entusiasmo veramente commovente.
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