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      Quando non sarò più mi raccomando di non abbandonarle" e non disse più altro. Solo più tardi chiese del suo piccolo Manlio. Volle vedere il suo cielo, il suo mare, e placidamente fra le braccia della dolce famiglia presente, alle 6 e 22 pomeridiane esalava la sua anima grande!
      Alla notizia - Garibaldi è morto - l'Italia sussultò - e si sentì sbigottita dall'immensità della perdita. La Nazione si mise in lutto come nel funebre giorno della morte di Vittorio Emanuele.
      Il Re Umberto scrisse di proprio pugno a Menotti, figlio del Generale, così:
      Mio padre m'insegnò nella prima gioventù ad onorare nel generale Garibaldi le virtù del cittadino e del soldato.
      Testimone delle gloriose sue gesta, ebbi per lui l'affetto più profondo, la più grande riconoscenza e ammirazione.
      Mi associo quindi al supremo cordoglio del popolo italiano, e prego d'essere interprete delle mie condoglianze, condividendole coll'intera nazione.
     
      Umberto"
     
      Sentimenti veramente patriottici e gentili, degni del figlio del Gran Re, padre della patria.
      La morte del generale veniva constatata dal certificato seguente:
     
      Caprera, 3 giugno 1882.
     
      Signor Sindaco
     
      Maddalena
     
      Ieri (2) alle ore 6 pomeridiane è morto in Caprera, al suo domicilio, il generale Giuseppe Garibaldi in seguito a paralisi faringea. Dichiariamo che la tumulazione del cadavere può farsi dopo 24 ore della morte.
      In fede ci sottoscriviamo
     
      Prof. AlbaneseDott. Cappelletti".
     
     
     *

      * *
     
      Due uomini nel secolo nostro lasciarono questa terra accompagnati da universale consenso di laudi e di dolore: Vittorio Emanuele e Garibaldi; perchè essi soli incarnarono due dei più straordinari avvenimenti della storia: un Re fedele alla libertà, che oblia la tradizione della sua stirpe, e mette in pericolo il retaggio dei suoi figli per la redenzione di un popolo; un popolano che si eleva, per virtù propria fino alla potenza di Re, ma per ritornare al suo modesto focolare scevro di qualsiasi ambizione, sagrificando gli ideali della sua anima alla suprema felicità della patria!


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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