Il generale di San Marzano, più degli altri impaziente d'impegnare l'azione, quando nel 1888 l'esercito del Re Johannes era in isfacelo così da dovere levare il campo ed iniziare la ritirata in condizioni disastrose, dovette provare il dolore più grande della sua vita - egli - valoroso militare di tutte le campagne dell'indipendenza - compresa pur quella di Crimea - allorchè ricevette i telegrammi da Roma che paralizzavano ogni sua iniziativa.
E non abbiamo neppur saputo cogliere nè(158) avvalerci della bella opportunità che il caso ci offriva.
L'improvvisa morte del Negus Giovanni poteva metterci in condizioni tali da essere noi gli arbitri degli eventi. Invece aperta la successione al trono, abbiamo commesso il più grande, il più fatale degli errori. Quello cioè di spendere tutta la nostra influenza per aiutare l'assunzione al trono imperiale del Re dello Scioa, inimicandoci a morte i nostri vicini del Tigrè che dovevamo tenerci amici e strettamente a noi vincolati, col favorirli in tutti i modi, aiutando con tutte le nostre forze l'elezione del Mangascià, il più legittimo pretendente alla successione del Negus, e di questo servirci, e servirci delle popolazioni, ostili per tradizione agli scioani, per garantire la frontiera della nostra colonia e tenere a rispettosa distanza il Re dello Scioa.
Richiamato in Italia il corpo di spedizione comandato dal generale conte Asinari di San Marzano, venne lasciato come comandante a Massaua il generale Baldissera, il quale diede all'opera sua una spiccata impronta personale.
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