- Al nome di questo generale, valoroso ufficiale - č legato il ricordo della marcia su Adua, fatta con tale ordine e rapiditā da destare l'ammirazione generale - l'accoglienza ad Adua fatta alle nostre truppe fu entusiastica.
Ma per non offendere le suscettibilitā Scioane si dovette abbandonare Adua e ripassare il Mareb!
Invano i capi Tigrini, il clero, il popolo esortavano gl'italiani a rimanere. "Noi saremo con voi" dicevano: invano ci si raccomandavano dal momento che noi non volevamo essere i loro governanti, di riconoscere per loro Re Mangasciā sottraendoli alla minaccia di essere governati dallo Scioa - l'ordine era di ritirarsi e di restare per Menelik e il generale Orero e le truppe da lui comandate ubbidirono, e il generale, disgustato esso pure - domandō di ritornare in Italia.
All'Orero successe il generale Gandolfi, un altro dei nostri migliori generali. Giunse a Massaua nel giugno del 1890 quando la politica Scioana era all'apogeo.
Contando su di una pace durevole dopo il trattato d'Ucciali, il Crispi capo del governo, volle dare all'Eritrea un ordinamento civile, formato, oltre che dal governatore, da altri tre funzionari con incarichi speciali ai quali diede il nome di Commissari Coloniali; ma tale organizzazione non fece buona prova, perchč la colonia non era ancora a quel punto nel quale all'ordinamento militare si poteva, come avvenne dippoi, sostituire un'organizzazione civile.
Fu sotto il generale Gandolfi che ebbe luogo la famosa intervista sul Mareb con Mangasciā e cogli altri capi tigrini, nella quale furono solennemente giurati i patti che dovevano assicurare la quiete e la tranquillitā della colonia, e fu in conseguenza di questi patti che vennero dati gli ordini da Roma per la ritirata delle nostre truppe, dalle migliori provincie Eritree del Serač e dell'Oculč Cusai.
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