Dopo questi fatti il Makonnen mandò proposte di pace d'incarico del suo sovrano; ma queste non erano che inganni per guadagnar tempo e per addormentare il governo italiano e il comando dell'Eritrea. Si sapeva invece che Menelik raccoglieva forze poderose, che unite a quelle di Makonnen formavano già un corpo rispettabile di circa cinquantamila uomini.
Mentre questo si preparava nel campo nemico, al comando di Massaua, mancando un servizio di sicure informazioni, nulla si sapeva, e così il governo e il governatore dell'Eritrea, continuarono ad andare innanzi nella convinzione che il Negus non si sarebbe mosso, e che non si trattava di altro che di minaccie. Insomma si credeva ad una eccellente situazione, quando già ingenti masse si riunivano al lago Ascianghi e si facevano allo Scioa gli ultimi preparativi per la gran guerra di esterminio degli italiani.
A confermare il comando nella sua credenza, il 3 dicembre un dispaccio ufficiale annunziava che ras Makonnen aveva chiesto un convegno al generale Barattieri "per trattare la pace". Perfido inganno - che ribadiva nel nostro governo una fallace illusione, il cui risveglio doveva essere fatale e tremendo. E questo risveglio non doveva pur troppo ritardare.
Il giorno 9 dicembre veniva comunicato alla Camera dei deputati un dispaccio del generale Barattieri col quale informava che la colonna Toselli era stata improvvisamente attaccata ed avviluppata ad Amba Alagi da tutto l'Esercito Scioano. Si riteneva che l'ordine mandato dal generale Arimondi di ritirarsi, non gli fosse pervenuto.
| |
Makonnen Eritrea Menelik Makonnen Massaua Eritrea Negus Ascianghi Scioa Makonnen Barattieri Camera Barattieri Toselli Amba Alagi Esercito Scioano Arimondi
|