Appena gli scioani si accorsero del cessare del fuoco della batteria, irruppero rincalzando l'assalto; fu un momento terribile; la strada strettissima sovrastante a un precipizio, era ingombra di muletti carichi di feriti; Manfredini con sangue freddo e valore inarrivabile riusciva a mettersi in batteria, Pagella si distendeva con pari valore a protezione della colonna affollantasi; sventuratamente lo Sceicco Thalà aveva ripiegato in disordine.
Le bande del Volpicelli erano disfatte; l'altura era coronata dalla gente di ras Alula che con fuoco accelerato a meno di cinquanta metri, infliggeva perdite enormi. I nostri ascari rispondevano al fuoco in ritirata; la compagnia Brizzi disfatta, non potè fare argine alle grosse colonne di ras Makonnen e di ras Oliè che irrompevano prendendo i nostri alle spalle. I sudanesi del tenente Scala, piuttosto che cedere i pezzi, rovesciarono i muli, i cannoni e le munizioni nel precipizio.
Manfredini mitragliava a cinquanta passi; ma il(168) numero esorbitante degli scioani rese impossibile ogni ulteriore difesa. Allora cominciò la discesa del dirupo precipitosamente per proseguire il movimento su Macallè.
L'ultimo a muoversi fu Toselli; conservando la sua calma, disposto come era a sagrificare la sua vita, dava ordini affinchè il danno fosse il minore possibile; erano rimasti intorno a lui pochi ufficiali: Angherà, Persico, Bodrero, Pagella e i suoi più fidi e valorosi soldati. Tutti erano sfiniti; e la piccola schiera andò man mano assottigliandosi nella discesa, colpiti a dieci passi di distanza.
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