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      Il generale Albertone non si smarrė; lottava con la sua brigata contro forze dieci volte superiori e ne faceva strage, ma minacciata di aggiramento alla sua sinistra gli ascari non tennero pių, e volsero il tergo al combattimento e si diedero alla fuga; invano gli ufficiali tentarono di fare argine, di arrestarli per ricondurli al combattimento, essi stessi venivano travolti da quella valanga.
      Frattanto al colonnello Brusati era riuscito di stendere sulla sinistra di monte Belah due battaglioni del suo reggimento, e sebbene la brigata indigena continuasse a combattere efficacemente non impressionata dalla fuga degli ascari, pure il generale Barattieri alle 7 1/4 credette opportuno di mandare all'Albertone l'ordine di ritirarsi sotto la posizione della brigata Arimondi. Alla brigata di riserva era dato ordine di rinforzare la sinistra di Arimondi.
      Ma la brigata Albertone era sempre pių furiosamente attaccata da forze, contro le quali era impossibile lottare, in guisa che alle 11 era completamente avvolta e i reparti venivano colpiti dal fuoco nemico sul fronte, sui fianchi e di rovescio. Dopo avere subito perdite enormi, dopo avere perduto la maggior parte degli ufficiali, le truppe indigene cominciarono a ritirarsi prima alla spicciolata poi a grossi reparti; queste prive dei loro ufficiali, perfino dello stesso generale Albertone di cui non si aveva pių notizie, non si poterono pių riordinare e la rotta fu completa e convertita in fuga spaventosa.
      Ne avveniva quindi che fuggiaschi e sterminate colonne nemiche che inseguivanli alle reni erano sopra alla brigata Arimondi, che si ordinava in posizione di resistenza e di contrattacco.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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