Invano il bravo colonnello Brusati tentava coi suoi di fare argine; invano il valoroso colonnello Galliano aveva schierato il 3° battaglione indigeni all'estrema sinistra per arrestare i fuggenti e tener testa all'irrompente nemico, tutti gli sforzi di questi eroi e dei loro ufficiali furono inutili; i battaglioni scossi dallo spettacolo che si manifestava ai loro occhi, malgrado gli sforzi dei loro comandanti, dei loro bravi ufficiali, malgrado l'esempio di serena bravura che dava il battaglione 9° (bianco), malgrado le batterie che facevano fuoco vivissimo, si davano alla fuga.
Frattanto gli ascari in fuga, tirandosi dietro forti masse di scioani, scuotevano le truppe delle brigate Arimondi ed Ellena che non avevano modo di spiegarsi e di prendere posizione. Mentre il generale Arimondi impartiva ordini alle batterie, le orde scioane, girando sul fianco sinistro, irrupero in massa addosso alla colonna e coronate le cime di monte Belach, facendo fuoco d'inferno sui nostri soldati bianchi e neri che si affollavano nell'insenatura, ne facevano strage.
Il prode Arimondi e il di lui aiutante di brigata ai quali erano stati portati via i muletti non poterono togliersi(170) dalla disastrosa posizione e rimasero accerchiati.
Il generale Barattieri, visto che nč i bersaglieri, nč gli alpini avevano potuto tener testa e che tutte le alture si coprivano di nemici, chiamato a sč il colonnello Stevani si dirigeva verso il colle Rebbi Arienni, incontrava per la via il colonnello Nava e Vandiol del 16° battaglione, e disponeva per la ritirata verso il vallone.
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