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      Lo provava mostrandosi sempre devoto alla causa degli operai, mescolandosi con questi con confidente famigliarità; mostrando la più viva sollecitudine per i loro interessi e per quelli delle loro famiglie; avendo per tutti una stretta di mano, una parola amica, un sorriso che infondeva in ogni cuore un sentimento di fiducia e di ossequio.
      Era buono e non di meno vi fu chi ha potuto concepire il truce pensiero di farne scempio!
      E vi è stato chi ha potuto freddamente, roteare sopra quel petto, sul quale brillavano le insigne del valore, i tre colpi mortali!
      E vi fu chi pensò di scegliere con ributtante audacia a teatro dell'opera scellerata ed infame quello stesso luogo e quell'ora stessa, in cui il plauso popolare salutava il Re buono, leale e generoso; conculcando l'autorità sovrana ed insultando ad un tempo l'affetto popolare, (vivi e prolungati applausi).
      È il più gran delitto del Secolo. Sì: è la brutale malvagità che, mentre sfoga il suo istinto di sangue distruggendo la più nobile delle esistenze conculca nel tempo stesso la più alta personificazione dell'autorità della legge, della maestà della nazione, del diritto sociale, della giustizia, e insulta ad un tempo il sentimento popolare nella più elevata sua manifestazione. (Vivi e prolungati applausi).
      È la brutale malvagità alimentata ed ordinata a sistema contro ogni ordine sociale: distruggere per distruggere. Lusingansi forse i dissennati, di poter con le loro opere di sangue attentare a quella grande espressione di forza che è la Monarchia italiana; ed offendere quel prezioso coacervo di volontà, di aspirazioni, di energie che è rappresentato dalla Dinastia di Savoia?


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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