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      Non va dunque assolutamente conferito un peso particolare alle misure rivoluzionarie proposte alla fine della parte II. Oggi tale passo suonerebbe diversamente sotto molti aspetti. Questo programma è oggi parzialmente invecchiato rispetto all'immenso sviluppo della grande industria negli ultimi venticinque anni e al parallelo progresso dell'organizzazione di partito dei lavoratori, rispetto alle esperienze pratiche, dapprima della rivoluzione di febbraio e molto più ancora della Comune di Parigi, quando, per due mesi, il proletariato ha esercitato per la prima volta il potere politico. In particolare, la Comune ha dimostrato che "la classe operaia non può semplicemente prendere possesso dell'apparato statale così com'è e metterlo al servizio dei propri fini" (si veda La guerra civile in Francia. Indirizzo del Consiglio generale dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, edizione tedesca, p. 19, dove tale concetto è ulteriormente sviluppato). È poi ovvio che la critica della letteratura socialista è oggi lacunosa, giacché arriva solo al 1847; così anche le osservazioni sulla posizione dei comunisti rispetto ai vari partiti di opposizione (parte IV), seppure tuttora valide nelle linee generali, sono però invecchiate nella loro esposizione, se non altro perché la situazione politica è totalmente cambiata e lo sviluppo storico ha eliminato la maggior parte dei partiti colà citati.
      Il Manifesto è tuttavia un documento storico che noi non abbiamo più il diritto di modificare.


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Il Manifesto del Partito Comunista
di Karl Marx e Friedrich Engels
pagine 77

   





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