13 Al posto dei concetti di "valore del lavoro" e "prezzo del lavoro" Marx ed Engels si servirono in opere posteriori dei concetti, tecnicamente più elaborati, di "valore della forza-lavoro" e "prezzo della forza-lavoro". Secondo la prospettiva teorica dei due autori, infatti, l'operaio non vende il suo lavoro, bensì la sua forza-lavoro. Come in particolare Marx avrà modo di approfondire a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, il valore di una qualsiasi merce è stabilito dal tempo di lavoro socialmente necessario per produrla; di conseguenza, il valore di quella merce peculiare che è la forza-lavoro dell'operaio è stabilito da quanto occorre per il sostentamento suo e della sua famiglia. Si noti che la peculiarità della merce rappresentata dalla forza-lavoro è all'origine del concetto marxiano di plusvalore. La forza-lavoro produce infatti più valore di quanto sia necessario per comprarla, mettendo la differenza (che può variare in misura direttamente proporzionale allo sfruttamento della forza-lavoro) direttamente nelle mani del suo compratore. Se, poniamo, è sufficiente un terzo della giornata lavorativa di un operaio affinché questi produca un valore pari al prezzo pagato dal capitalista per il suo acquisto, il valore prodotto nei rimanenti due terzi della giornata lavorativa costituiscono un valore aggiunto che, col suo reimpiego nel processo produttivo, determina l'accumulazione del capitale.
14 Nell'edizione inglese del 1888 compare invece: "il peso".
15 Nell'edizione tedesca del 1890 scompare: "ultimo".
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