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      Col fedele aiuto di questa mia corte io signoreggio su tutte le cose, e sono sovrana degli stessi sovrani.
     
      10. Vi ho detto origine, educazione, compagni. Ora, perché a qualcuno non paia senza fondamento la mia pretesa al titolo di dea, drizzate le orecchie e ascoltate di quanta utilitŕ io sia agli Dči e agli uomini, e quanto si estenda il mio potere. Se, infatti, non senza saggezza qualcuno ha scritto che essere un dio proprio questo significa: giovare ai mortali; se a buon diritto sono stati accolti nel consesso degli Dči coloro ai quali i mortali debbono il vino, il grano, e simili beni; perché io non dovrei a buon diritto essere ritenuta e proclamata l'alfa degli Dči, dal momento che io, io sola, sono a tutti prodiga di tutto?
     
      11. lnnanzitutto, che cosa puň esserci di piů dolce e prezioso della vita? ma a chi, se non a me, riportarne la desiderata origine? Non l'asta di Pallade dal padre possente, né l'egida di Giove adunatore di nembi, generano e propagano la stirpe umana. Lo stesso padre degli Dči e re degli uomini, al cui cenno trema l'Olimpo intero, quando vuol fare quello che poi fa sempre, e cioč generare dei figli, deve deporre quel suo famoso fulmine a tre punte, deve spogliarsi del titanico sembiante con cui spaventa a suo piacimento tutti gli Dči, e, come un povero commediante qualsiasi, deve assumere la maschera di un altro personaggio. Quanto agli stoici che si credono cosě vicini agli Dči, datemene uno che sia stoico magari tre o quattro volte, o, se volete, stoico mille volte!


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Elogio della Follia
di Erasmo da Rotterdam (Erasmus Roterodamus)
pagine 124

   





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