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      Questa categoria, infatti, di uomini dediti allo studio della filosofia, di solito ha pochissima fortuna in ogni cosa, ma soprattutto nei figli che mette al mondo; penso sia la provvidenza della natura a volere impedire che questo malanno della filosofia si diffonda più largamente fra gli uomini. Così risulta che Cicerone ebbe un figlio degenere, e che Socrate, il famoso filosofo, ebbe figli, com'è stato scritto non del tutto a torto, "più simili alla madre che al padre", e cioè stolti.
     
      25. Comunque, se fossero come asini davanti a una lira solo riguardo ai pubblici affari, ci si potrebbe passare sopra; il guaio è che sono altrettanto incapaci in ogni altra occasione della vita. Invita a pranzo un sapiente: disturberà col suo cupo silenzio, o con le sue noiose questioncelle. Invitalo alla danza: diresti che balla come un cammello. Portalo ad uno spettacolo: basterà la sua espressione a guastare il divertimento alla gente e, come il saggio Catone, sarà costretto a lasciare il teatro perché non può spianare il cipiglio. Se per caso capiterà durante una conversazione, sarà come il lupo della favola. Se c'è da fare un acquisto, un contratto, insomma qualcuna delle cose indispensabili alla vita di ogni giorno, questo sapiente ti sembrerà un pezzo di legno, non un uomo. A tal punto è incapace di rendersi utile a se stesso, alla patria, ai suoi, perché inesperto delle faccende usuali e perché tanto lontano dal giudizio corrente e dalle accettate consuetudini. Quindi, per forza, si fa anche odiare, per questa sua grande diversità di vita e di intendimenti.


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Elogio della Follia
di Erasmo da Rotterdam (Erasmus Roterodamus)
pagine 124

   





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