“Davanti alla Pentecoste tutti i mortali sono eguali: tutti devono riconoscere di avere da Dio il pane che fa vivere il ricco come il povero. E questa festa ci ricorda nel tempo stesso che dobbiam consacrare a Dio le primizie di quello che Ei ci dà; pensare anzitutto a dare qualche cosa per la causa del suo Vangelo
pel suo culto. Il cristiano dovrebbe sempre fare il suo bilancio preventivo nell’ordine seguente:
“1.o Contribuzione pel culto di Dio. 2.o Pigione. 3.o Pane. 4.o Abiti ecc.”. E scusate se è poco. I preti cattolici sono almeno più moderati; si contentano di mandare in giro lo scaccino con una borsa attaccata ad una lunga canna a ricevere la offerta di pochi centesimi che i buoni fedeli danno spontaneamente. Quindi prosegue:
“Quanti han dimenticato finora di mettere nel loro bilancio quella prima rubrica o l’han messa in coda; la festa di Pentecoste valga a farli correggere l’errore; vedranno che Iddio li benedirà anche materialmente
in proporzione di quello ch’essi danno per lui materialmente”. Per la qual cosa è chiaro come la luce del sole
che il povero non potrà mai godere di questa celeste benedizione sottoposta
come si vede
alla così detta regola del tre. Intanto è da notare che quelli spiritisti che non posseggono beni di fortuna
hanno il vanto di guadagnarsi la vita col lavoro e non con la Parola
venduta a un tanto il periodo.
Con la ventriloqua di Endor e l’isterica di Filippi l’egregio Pastore spiega tutti i fatti straordinari della Bibbia
non rammentandosi o non volendo rammentarsi altri prodigi come quelli fatti da Mosé davanti al Faraone e ripetuti dagl’incantatori
tantoché questo mai decidevasi a lasciar partire il popolo Ebreo.
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