Mazzini è un esempio; nelle sue opere minori di Dante al Vol. 4.o
con vero slancio sublime così scrive:
“Tergete le lacrime o voi che piangete
le anime che vi amarono e che voi amaste sino all’ultimo momento della loro esistenza terrestre
sono scelte a ricompensa del loro e del vostro amore
a vegliare su voi
a proteggervi
a sollevarvi di un grado più presso Dio nella serie delle vostre trasformazioni progressive. Foste mai
in qualche momento solenne
visitati subitamente
isperatamente
da una intuizione
da un pensiero
da un lampo di genio
da un raggio più luminoso dell’Eterno Vero? Forse vi lambiva la fronte un alito dell’essere che più amaste e che più vi amò. Sentiste mai
quando stanca l’anima di delusioni
erravate tremando
quasi per freddo sotto il tocco gelato del dubbio
il rapido calore di un pensiero d’amore e di fede scaldarvi il cuore a novella vita? Forse era un bacio della madre vostra che voi piangevate estinta e che sorrideva del vostro errore”.
È questa la stessa dottrina che porge lo spiritismo; è la conferma di una speranza. Non è vero che l’influenza morale di queste convinzioni affievolisca l’anima
che annichilisca l’attività; essa non avvolge l’uomo nel mistico velo del fatalismo per porlo al di fuori del moto
per produrre degli anacoreti che si percuotono il petto
o degli oziosi che si rifugiano nella quiete dei chiostri. Non fa disprezzare la terra per pensare alle gioie di un Paradiso
formando degli esseri inutili
contemplativi
che antepongono l’estasi infruttuosa all’attività che rigenera.
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