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Ma tutto questo è possibile?
L’illustre Arago ha risposto digià col celebre aforisma: «Chi
al di fuori delle matematiche pure
pronunzia la parola impossibile
commette a dir poco un’imprudenza». E un altro grandissimo
uno dei più chiari ingegni del nostro secolo
sir Humphry Davy
l’uomo al quale l’umanità deve talune delle più grandi scoperte della chimica odierna
così scriveva nel 1828
all’età di cinquant’anni:
«È inutile cercar di spiegarsi in che modo il corpo è unito col sentimento e col pensiero. I nervi ed il cervello v’hanno una parte certamente
ma in quali rapporti? Impossibile dirlo. Pare piuttosto probabile che nel cervello e nei nervi vi sia una sostanza infinitamente più sottile di tutto quello che l’osservazione e l’esperienza vi hanno scoperto; pare probabile che l’unione immediata del corpo con lo spirito e col pensiero abbia luogo mediante certi fluidi eterei che sfuggono ai nostri sensi... E non mi pare impossibile che qualche cosa del meccanismo raffinato della facoltà sensitiva
qualche cosa d’indistruttibile aderisca all’essere spirituale dopo la distruzione degli organi materiali
dopo che la vita del corpo è cessata; non ostante che l’anima sia di per sè indipendente ed immortale».
Non sarà stato inutile il ravvicinamento dei due insigni scienziati: dell’uomo benemerito che ha dato il nome alla celebre lampada che salva nelle profondità della terra le vite dei minatori
e dell’audace scopritore della materia radiante e della forza psichica. Forse William Crookes ha trovato la parola ultima
e la ben determinata applicazione di ciò che un mezzo secolo fa accennava un po’ vagamente Humphry Davy.
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