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      Ma noi abbiamo voluto tenerne parola qui, perchè vi si collega direttamente la strana notizia contenuta in una lettera con la quale Tito Livio Burattini, fisico veneto del secolo decimosettimo, accusa da Varsavia al Bouillaud ricevimento del disegno e della dichiarazione del «tubo catoptrico», cioè del telescopio a riflessione del Newton. Egli scrive infatti che a Ragusa di Dalmazia esisteva al suo tempo una macchina con la quale potevano vedersi alla distanza di venticinque a trenta miglia i vascelli che navigavano nell'Adriatico, e che per tradizione era attribuita ad Archimede; ed aggiunge credere egli, fosse quella istessa che i Tolomei avevano posta sopra la torre del faro di Alessandria e mediante la quale, secondo una leggenda musulmana, si vedevano le navi uscire dai porti della Grecia.
      E per ciò che concerne i lavori astronomici e geodetici di Archimede conchiuderemo col dire che uno scrittore arabo vuole abbia egli riordinato o per meglio dire istituito il catasto in Egitto, e finalmente che la misura della terra riportata da Cleomede, e che parte da quella dell'arco di meridiano compreso tra le città di Syene e di Lysimachia, sarebbe pure dovuta ad Archimede.
      La quale ultima affermazione pare sarebbe da revocarsi in dubbio, sia perchè si dice che il risultato a cui conduce coincide con l'opinione espressa da Archimede in un trattato sulla misura della solidità della terra, del quale non abbiamo altrove trovata menzione di sorte alcuna, sia perchè tale risultato non collima con quello esposto da Archimede istesso nel già citato suo Arenario.


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Archimede
di Antonio Favaro
Formiggini Editore Roma
1923 pagine 63

   





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