Ma un inatteso avvenimento gli porse occasione di entrare nuovamente in lizza, e di far conoscere al mondo che le unghie del leone nulla avevano perduto della antica e temuta potenza.
Nell'agosto dell'anno 1618 erano comparse tre comete, una delle quali, che si vedeva nel segno dello Scorpione, pił cospicua delle altre per chiarore e durata; l'apparizione s'era mantenuta fino al gennaio del 1619; e quantunque Galileo, impedito da lunga e pericolosissima malattia, poco avesse potuto osservarle, pure vi fece intorno particolar riflessione, conferendo con gli amici di quel che gli pareva su questa materia. L'arciduca Leopoldo d'Austria, che, trovandosi allora in Firenze presso la sorella, moglie del Granduca, volle onorarlo con la propria persona, visitandolo fino al letto, lo aveva eccitato a far conoscere il suo parere in proposito; e di Francia e da varie parti d'Italia a lui si ricorreva, come al solo che, e per avere pił profonda conoscenza delle cose del cielo, e per essere provveduto di ottimi strumenti, avrebbe potuto pronunziare una parola autorevole in mezzo alle comuni incertezze. Crebbero le istanze nella occasione in cui il P. Orazio Grassi della Compagnia di Gesł tenne pubblicamente su quest'argomento un discorso; onde Galileo, evitando, almeno in apparenza, di entrare personalmente nella questione, si valse dell'opera di Mario Guiducci, suo amico, scolaro ed uno dei predecessori nella carica di consolo dell'Accademia Fiorentina, facendogli tenere in essa un discorso in cui venivano fatte conoscere le opinioni sue, tanto intorno a quelle esposte dal Grassi, quanto sull'argomento in generale.
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